Vetrine che raccontano: quando stile, carattere e identità vanno in scena

La vetrina è davvero un oggetto narrativo. Quel ricordo di un viaggio, quel volume pregiato, quel vaso regalato rimandano a storie. La vetrina fa proprio questo: ci ricorda le storie, le sensazioni e le emozioni delle esperienze che hanno costruito la nostra personalità e le mette in mostra, perché possiamo raccontarle di nuovo e così farle in qualche modo rivivere. Per noi stessi, e per gli altri. E in questo intreccio di oggetti, luci, colori, ricordi definisce uno stile: il nostro stile.

L’eleganza e il gusto non sono più allora soltanto fatti estetici, ma si radicano nel profondo di una storia personale, familiare, o addirittura generazionale. Ed è il racconto contenuto in quella vetrina che veste, e che in ultimo arreda l’ambiente. La cultura del bello è proprio questa: un design che sa progettare un contenitore dentro cui può stare comodamente un mondo. Un oggetto che diventa anche un media, un’entità nell’ambiente che veicola storie. Uno spazio che si dilata nel tempo e nella memoria. E in questo innesta interferenze di luce che impreziosiscono il racconto e invitano: “Fermati, osserva, ascolta la mia storia”.

L’ovale della Vetrina Palladio, in omaggio alla purezza delle linee classiche e nella sua raffinata semplicità offre uno spazio razionale, simmetrico, ordinato, lavora per sottrazione e regala all’ambiente un volume con due unici protagonisti: gli oggetti contenuti, e la luce che li illumina.

La curvatura del vetro ed una raffinata lavorazione dei profili in alluminio conferiscono ad Aura una solidità strutturale che contrasta con la sua accessibile trasparenza: da ogni lato, l’occhio non incontra ostacoli, e i corpi illuminanti inseriti nei montanti offrono suggestioni di evanescenza, che risaltano ancora di più gli oggetti contenuti.

Le vetrine Echo iniettano un elemento nuovo: la fusione a motivi geometrici rompe l’illusione della totale trasparenza ed immaterialità del vetro, per regalare suggestioni cromatiche, tattili e luminose inaspettate e in continuo cambiamento. Echo mostra e nasconde, lascia intuire, ma lascia anche spazio all’interpretazione, mette in primo piano, ma chiede al racconto di completare e mettere a fuoco.

E in questo gioco che oscilla con sapiente ironia fra il mostrare e il nascondere, si erge la statuaria Lady Pliè, con la sua struttura bifronte: sopra è vetrina che mostra, illustra, racconta. Sotto è madia che abbraccia, custodisce, nasconde. È una sottile alchimia, fra ciò che si racconta e ciò che si sottintende, fra ciò che è in scena sul palco e ciò che resta nel backstage.

“Tutto il mondo è teatro” diceva Shakespeare. E vale anche per i racconti con cui arrediamo i nostri ambienti da una vetrina.